di Andy Campbell
- Gli inizi. L'agonismo. Ricordi del maestro Kase. I kata: come insegnarli e come allenarli.
Campbell: Prima di tutto, Sensei, grazie per essere venuto in Scozia. Possiamo incominciare col dire quanto vi siamo grati per averci dato con tanta cortesia la possibilità di intervistarLa! Mi può dire, Sensei, che cosa si aspettava dal karate quando ha cominciato a praticarlo?
Maestro Shirai: Quando ho cominciato a fare karate, inizialmente l’arte marziale era finalizzata alle tecniche di difesa personale. Questo è quello che mi aspettavo di imparare. Poi dopo circa due anni di allenamento le competizioni hanno attratto la mia attenzione e suscitato in me grande interesse. Mi sono concentrato sull’allenamento per le gare fino al 1963. Ho partecipato alle competizioni prima a livello universitario, poi a livello assoluto nella JKA. E’ stato un periodo molto entusiasmante. Dopo qualche tempo la mia vita professionale è cambiata e mi sono trasferito in Italia. Ho colto questa occasione per cominciare a insegnare. Ho dovuto prima imparare a insegnare il karate ma ho sempre continuato il mio allenamento personale. Insegnavo karate tradizionale, karate per l’autodifesa e insegnavo anche karate per le gare. Negli anni grazieal mio studio di tutti gli aspetti del karate ho cominciato a capire che il karate non era solo finalizzato alle gare. L’essenza del karate deve riguardare l’autoperfezionamento. Questa presa di coscienza mi ha influenzato e questo è il centro del mio interesse quando pratico e insegno il karate. L’allenamento del karate deve avere questo scopo in mente per ognuno – il progresso umano. Io penso che questo obiettivo sia molto più importante di qualsiasi altro aspetto.
Campbell: Lei ha cominciato a praticare mentre si trovava all’Università di Komazawa e si è allenato con Sensei Nishiyama. Com’era l’allenamento allora e come pensa che si siano evoluti il karate e l’allenamento di Sensei Nishiyama nel corso della sua esistenza?
Maestro Shirai: Il karate di Sensei Nishiyama era un karate molto duro. Era anche un karate molto forte. Ogni seduta di allenamento durava almeno tre ore. Era rigorosamente un’ora per il kihon, un’ora per il karate e finalmente un’ora per il kumite. Ogni seduta era sempre molto dura e intensa – questo era il modo in cui insegnava Sensei Nishiyama. Quando Sensei Nishiyama è andato in America nel 1960, ha cominciato a intrecciare rapporti con molte persone e organizzazioni che insegnavano educazione fisica negli Stati Uniti. Ha lavorato con loro per sviluppare un metodo per insegnare karate tradizionale agli altri in un modo più facile che tutti potessero capire. Questo ha avuto un grande successo e lui ha fondato la ITKF per continuare a insegnare il proprio metodo in tutto il mondo.
Campbell: Nel 1960 Lei ha cominciato a frequentare il corso istruttori della JKA. Chi erano gli altri karateka che frequentavano il corso con Lei?
Maestro Shirai: Quando ho cominciato il corso istruttori c’erano quattro iscritti in tutto, io e altri tre. Uno era il signor Nakayama che purtroppo non poteva camminare a causa di un incidente in gara. Gli altri due istruttori praticano ancora ma non come insegnanti a tempo pieno. Può darsi che siano già andati in pensione perché ormai avranno più di 70 anni – come me, dato che potrei ritirarmi anch’io. Dopo un anno di corso, Enoeda Sensei si è unito al nostro corso. Si era laureato un anno prima di me ma era andato a lavorare come insegnante nel suo paese.
Campbell: Tra gli insegnanti al corso istruttori c’era una lista impressionante di nomi famosi. Può dirci con esattezza chi Le ha insegnato mentre frequentava il corso?
Maestro Shirai: Sì. Il maestro Nakayama era il Capo Istruttore. Poi il maestro Nishiyama – ma Nishiyama Sensei è partito per gli Stati Uniti dopo sei mesi. C’erano anche il Maestro Kase e il Maestro Sugiura che ora è un Capo istruttore della Jka, insegnavano tutti al corso.
Campbell: Fra coloro che ha menzionato, chi direbbe che abbia avuto la maggiore influenza in questa fase della Sua carriera karateistica?
Maestro Shirai: Direi che l’insegnamento più importante e che ha avuto più influenza su di me l’ho ricevuto dal Maestro Kase e dal Maestro Nishiyama. Questo è diventato davvero evidente quando ho cominciato a insegnare karate in Europa e negli Stati Uniti. Ho imparato da loro tante cose che ho potuto portarle con me per insegnarle agli altri. In conclusione, il Maestro Nishiyama e il Maestro Kase.
Campbell: Da un punto di vista tecnico, quali miglioramenti e cambiamenti ha apportato al Suo karate durante il corso?
Maestro Shirai: Prima di tutto ho imparato molto in fretta a eseguire correttamente ogni tecnica. Preparandomi a insegnare ho dovuto studiare il karate degli altri. Vedevo molti, molti punti deboli. Volevo migliorarli qualunque fosse il livello della pratica. Perciò mi sono concentrato sul modo corretto di insegnare agli altri. Tuttavia, la cosa più importante che dovevo imparare era come fare il mio karate – quello di nessun altro ma quello che era giusto per me, la mia abilità, le mie sensazioni, il mio karate personale.
Campbell: Lei ha passato molto tempo vicino a Sensei Kase. Ricorda la prima volta che l’ha incontrato? Può rievocare le Sue impressioni? Quali erano gli aspetti principali del karate di Sensei Kase?
Maestro Shirai: Sì, la prima volta che ho visto Kase Sensei è stata in Giappone nel 1962 o 1963. (Ride) La mia prima impressione è stata che sembrava...rude, molto rude [nell’originale il M° Shirai usa il termine rough : tra le varie traduzioni possibili rude mi è sembrata preferibile a rozzo, approssimativo,sommario] ma molto forte e molto naturale. E’ stato questo che mi ha colpito. Era così diverso, non era rigido “In questo modo! In questo modo!In questo modo!” ma aperto “Ah sì, a modo tuo –certamente tutto è possibile” (ride). Kase Sensei era più libero e rilassato.
Campbell: Vorrebbe condividere con noi qualche ricordo del Maestro Kase e magari raccontarci qualche episodio piacevole o divertente che lo riguarda?
Maestro Shirai: A Kase Sensei piaceva mangiare bene. Ricordo una volta che siamo andati a pescare. Ho preso un pesce e l’ho cucinato per il maestro Kase. Questo gli ha fatto molto piacere. Ho cucinato molte volte per Kase Sensei. Mangiavamo sempre molti piattini deliziosi e bevevamo dell’ottimo Sake! Questi sono dei bei momenti che ricordo di aver passato con Kase Sensei.
Campbell: Quando il Maestro Kase è morto, che effetto ha avuto la sua scomparsa su di Lei?
Maestro Shirai: Oh, un effetto molto, molto grande. Quando Kase Sensei è morto ho perso qualcosa di molto grande e molto speciale. Volevo ancora imparare così tanto da lui.
Campbell: Lei ha avuto una straordinaria carriera agonistica. Come descriverebbe il Suo stile di combattimento all’epoca delle Sue competizioni?
Maestro Shirai: Ricordo che ogni gara di solito non era un problema. Quando combattevo contro Kanazawa Sensei o Enoeda Sensei dovevo fare qualcosa di speciale per vincere, studiavo la strategia e la tattica –come potevo metterli in difficoltà, che tecnica usare, quando usarla (ride), come applicare la corretta scelta di tempo. Dopo sempre studiare la tattica perchè erano entrambi più esperti di me. Penso che Kanazawa Sensei avesse quattro o cinque anni di esperienza più di me. Enoeda Sensei aveva due anni in più di esperienza. Io ero molto giovane.
Campbell: Fra tutti i Suoi avversari, chi direbbe che fosse il più impegnativo? Potrebbe riferirci i Suoi ricordi degli incontri?
Maestro Shirai: Quelli con Kanazawa Sensei e Enoeda Sensei sono stati i miei combattimenti più difficili. Altri contro cui ho combattuto non erano così difficili. Ho combattuto con Kanazawa Sensei solo una volta e ho vinto. Con Enoeda Sensei ho combattuto quattro volte e ne ho vinte tre. L’ultima volta che abbiamo combattuto ho perso, lui è diventato campione e io sono arrivato secondo
Campbell: Nel 1965 Lei ha lasciato il Giappone per insegnare all’estero. Era già nei suoi progetti di lasciare il Giappone?
Maestro Shirai: Abbiamo lasciato il Giappone per un giro del mondo, Kase Sensei, Kanazawa Sensei, Enoeda Sensei ed io. Siamo partiti insieme e abbiamo visitato l’America, l’Europa e il Sudafrica.
Campbell: Per quanto riguarda la Sua concezione del kata, Sensei, quanto è importante mantenere una stretta connessione tra Kata, Kumite e Bunkai?
Maestro Shirai: Nel kata, molti insegnanti di solito dicono “Cercate di immaginare il vostro avversario quando fate kata.” Ma io mi chiedo come si possa immaginare il proprio avversario se non sappiamo o comprendiamo l’applicazione delle tecniche di combattimento del kata. Dobbiamo veramente insegnare il bunkai del kata come prassi regolare. La mia scelta è di insegnare regolarmente Kata Bunkai. Se un allievo impara in questo modo può immaginare meglio il proprio avversario perché conosce il Bunkai del kata. Dovete imparare la versione del kata con contatto – dai fondamentali, dal Kata, dal Bunkai al Kumite. E’ molto importante. Quello che si capisce subito dopo è la distanza. Se riuscite a capire la distanza potete poi imparare la scelta di tempo. Altrimenti, se vi limitate a eseguire I kata senza contatto non capirete mai la distanza e la scelta di tempo. Questo è un grave difetto del modo in cui si pratica oggi il kata. Io insegno sempre il contatto. Comincio con oi-zuki, eseguire la tecnica e completarla arrivando a contatto. Quando poi fate un passo indietro, saprete che quando fate un passo avanti arriverete facilmente al contatto. Imparerete così il concetto fondamentale di distanza. Ma tanta gente ancora sbaglia la distanza. Per me tutto comincia col “momento del contatto” – la distanza giusta, la forma giusta, la giusta dinamica del corpo che si concludono contemporaneamente col kime al momento del contatto. Con questo in mente io applico a tutti i kata il “momento del contatto”. Questo sviluppa una forma migliore e rende più facile immaginare come applicare ogni tecnica in pratica.
Fonte: FB Yoi, mensile di karate e discipline orientale di Sergio Roedner