Articolo: Raduno Keiko – 10° Full Immersion BushiNoTe & 11° Memorial Kadir
Cevio (Vallemaggia), Svizzera – 29 e 30 giugno 2019
Il Raduno Keiko 2019, con il 10° Full Immersion BushiNoTe e l’11° Memorial Kadir, è stato un evento straordinario che ha unito Karate, Spada giapponese (Hoki Ryu) e Armi bianche in un percorso di crescita tecnica e umana. A rendere omaggio a questo appuntamento annuale, il Maestro e giornalista sportivo Sergio Roedner ha realizzato una cronaca dettagliata e appassionata, pubblicata il 30 giugno 2019 sulla pagina Facebook Yoi.
In questa pagina, troverai:
- La trascrizione completa dell’articolo per renderlo accessibile a tutti.
- Il link diretto all’articolo originale sulla pagina Facebook Yoi.
- Gallerie fotografiche che immortalano i momenti più emozionanti del raduno.
Questo post è collegato al post principale dedicato all’evento ed è incluso nella sezione “Letture” del nostro sito per chi desidera approfondire e rivivere l’atmosfera unica di quei giorni.
IL MAESTRO CARLO FUGAZZA A CEVIO (LOCARNO).
PROVARE A PRATICARE LA “MANO DEL GUERRIERO” FRA LA DESTRA, LA SINISTRA E I BLACKOUT, di Sergio Roedner
Per il secondo anno consecutivo il vostro cronista ha accettato il cortese invito della International Traditional Cultural Association e della società Bushi No Te (Mano del guerriero) e ha partecipato a un raduno di due giorni a Cevio Vallemaggia, in Svizzera, nel corso del quale, come si addice a chi pratica la “mano del guerriero” ci si è allenati in varie discipline marziali: un corso di Spada giapponese Hoki Ryu tenuto dal maestro Andrea Re, 7°dan; un corso “full immersion” di Shotokan, Goshindo, Difesa personale e Bo, tenuto dal m° Timur Güney; e uno stage di karate tenuto domenica mattina dal maestro Carlo Fugazza. Una cerimonia Zen a cura del maestro Fumagalli ha concluso la manifestazione. Da non passare sotto silenzio la succulenta e allegra cena nel “bunker” della Protezione Civile.
Il sottoscritto giura di aver fatto il possibile per partecipare al maggior numero possibile di eventi, ma i frequenti black-out di cui è stato vittima gli hanno consigliato la prudenza, anche per non causare grane legali al maestro Güney e/o al maestro Fugazza con un decesso repentino e spettacolare sul tatami.
Fedele al proverbio giapponese che recita “ofelee fa el to mestee”, mi sono limitato ad osservare lo stage di spada giapponese del sabato mattina. Il maestro Andrea Re ha spiegato con chiarezza e semplicità le ragioni che stanno dietro una certa impugnatura e posizione del corpo; l’enfasi maggiore (anche per limiti di tempo) è stata sullo Iai-do, l’arte dell’estrazione della spada. Mi hanno colpito i costanti collegamenti con le altre arti marziali nipponiche, in particolare il karate: oltre alle analogie nelle parate e negli attacchi, ho constatato nella pratica come gli spostamenti che si usano nel nostro kumite, e le stesse strategie difensive e offensive, provengano dall’arte della spada. Questo implica che la strategia del combattimento nel karate è stata sicuramente elaborata dopo la sua assunzione tra le arti marziali tradizionali giapponesi. Un combattente di Okinawa probabilmente non pensava in termini di “sen no sen, tai no sen, ko no sen” e ignorava spostamenti sofisticati come tsugiashi e taisabaki.
Sabato pomeriggio mi sono buttato nella mischia partecipando al corso “onnicomprensivo” del maestro Timur Güney, nel corso del quale i kata Heian, la loro applicazione né rigida né schematica, alcune leve e proiezioni utili per la difesa personale ci sono state presentate in rapida successione, cosicché non c’è stato un solo momento di pausa e di noia, anche se il ritmo della lezione è stato calibrato anche in funzione della temperatura esterna e interna nel pur spazioso e ben aerato palazzetto. Il maestro Güney ha scomposto i 5 Heian in sequenze e ce le ha fatte praticare a applicare in direzioni diverse. Per i lettori poveri di fantasia: pensate alle prime tre tecniche di Heian shodan (in versione omote e ura) e attaccateci le prime tre di Heian nidan, poi quelle del terzo kata e via applicando, variando sempre le direzioni dell’attacco, un po’ come accade anche nei Bunkai insegnati dal maestro Shirai. La differenza è che qui il kata originario sparisce, rimane solo la sequenza difensiva e/o offensiva. L’esercizio mi è parso molto interessante, anche se ho sofferto un po’ l’interferenza con l’applicazione canonica già memorizzata. Ma, come dice il maestro Fugazza e ha ribadito anche il maestro Güney, le applicazioni possono essere moltissime e ciò che conta è che funzionino e si adattino al nostro modo di combattere.
Dopo due ore abbiamo impugnato i bastoni e ci sono stati dati i primi rudimenti del Bo. Spettacolare e convincente nelle mani del poliedrico maestro Güney, un po’ meno in quelle del vostro cronista che dopo un’ora di pratica, con i muscoli delle braccia, delle spalle e del collo indolenziti e contratti, ha visto tutto bianco ed è andato a sedersi sulle gradinate con un personalissimo “boh”.
Alle 17 e 30, con una temperatura africana, si è conclusa la chilometrica sessione pomeridiana e dopo aver tentato invano di dissetarmi con dieci bicchieri di the freddo mi sono concesso un meritato riposo-sauna nell’ ospitale cameretta messa a mia disposizione dall’organizzazione.
Quando il sole è finalmente tramontato e la temperatura è scesa verso i confortevoli 35°, era già tempo di percorrere una ventina di chilometri per radunarci in un bunker della Protezione Civile (non sto scherzando), il solo posto freddo in tutta l’Europa probabilmente, dove il ramo sardo dell’associazione ha stoicamente cucinato per noi. Bruschette, pasta asciutta con diversi condimenti, olive, vari beveraggi, uno squisito melone ci hanno rallegrato e ristorato, mentre scherzosamente commentavamo le emozioni della giornata.
La notte mi ha fortunatamente concesso un meritato riposo.
Domenica mattina, dopo una lunga sosta in un bar dove una solitaria barista ha con ritmi sudamericani più che svizzeri soddisfatto le esigenze (alimentari, si intende) di molti karateka doloranti e impazienti, si è svolto (senza voler sminuire tutti gli altri corsi) l’evento clou del weekend, ovvero lo stage col maestro Carlo Fugazza. L’orario prevedeva un’ora con le cinture bianche e colorate, seguita da un’ora e mezzo con le cinture marroni e nere.
La prima ora si è subito incagliata sull’evidente difficoltà di alcuni baby-karateka cintura arancione e verde-arancione di distinguere la destra dalla sinistra, e di conseguenza di seguire le istruzioni del maestro. Chi conosce Carlo sa che non è il tipo da arrendersi di fronte alle difficoltà, e difatti ha dedicato tutto il tempo necessario per risolvere il problema. Sono certo che ora i pargoli disorientati non hanno dubbi in termine di orientamento, anche se non escludo che debbano ricorrere all’aiuto di uno psicologo per risolvere il trauma odierno.
Comunque la prima ora è volata tra oizuki, gyakuzuki, sanbonzuki e parate varie, e si è arrivati in qualche modo all’esecuzione e financo all’applicazione di un Heian Shodan semplificato, con l’opportuna omissione dei quattro shuto-uke finali.
Allo scadere dell’ora, con evidente rammarico e le lacrime agli occhi, il maestro si è congedato dagli “arancioni” e ha svolto il programma che aveva preparato per noi: alcuni fondamentali di 2°dan, che si sono poi magicamente trasformati in una sequenza del kata Gankaku. Tori attaccava con maegeri destro e oizuki sinistro, Uke arretrava in yoriashi effettuando gedanbarai sx, sotouke jodan sx e contrattaccava con la combinazione yokogeri kekomi urakenuchi, tsugiashi gyakuzuki e oizuki.
A questo punto, tra gli sguardi preoccupati dell’amico Muto Ming, il sottoscritto aveva nuove visioni celestiali che si riserva di rivelare alle autorità competenti e ha dovuto tornare a sedersi. Ma l’allenamento volgeva ormai al termine e il vostro cronista (ho un po’ vergogna ad ammetterlo) “ha balzato” la cerimonia Zen e si è buttato sotto la doccia gelata, riuscendo così a recuperare le energie sufficienti per tornare a Milano e scrivere questo articolo.
Hanno partecipato alla manifestazione i maestri Timur Güney, Antonello Mocci, Gianluca Malengo, Marco Biolchini, Roberto Simoni, Corrado Stoico.
Grazie Timur, Libero e gentili signore. Grazie al mio ospite e agli amici della Sardegna. Arrivederci all’anno prossimo.
Goditi le gallerie fotografiche.
Stage di Karate tradizionale diretto dal M° Carlo Fugazza
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Stage di Spada Hoki Ryu Iaido diretto dal M° Andrea Re
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Full Immersion di Karate tradiz., difesa personale e bastone diretto dal M° Timur Güney
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Cerimonia Zen a cura del M° Erto Taigo Fumagalli
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